GRIMOLDI - TRUMP CRITICATO DA BRUXELLES, BERLINO E ROMA PER BANDO A SETTE PAESI ISLAMICI, MA PERCHÉ NESSUNO SI INDIGNA PER IL BANDO ALL'INGRESSO DI CITTADINI ISRAELIANI DA ARABIA, IRAN, KUWAIT, MALESIA O PAKISTAN?

grimo israele01 febbraio - Da giorni assistiamo a interminabili proteste per la decisione del presidente Trump di vietare l'ingresso in territorio americano a chi proviene da sette Paesi islamici dove si è radicalizzata la componente jihadista, una misura adottata per semplici ragioni di sicurezza interna e peraltro già adottata in passato, in situazione analoghe, da altri suoi predecessori alla Casa Bianca, Obama in primis, ma senza che montasse nessuna polemica.

Così come non vediamo nessuna polemica, neppure dall'Unione Europea, dalla Germania capitale europea o dall'Italia con il premier Gentiloni o il ministro degli Esteri, Alfano, di fronte al divieto di ingresso storicamente adottato da decine di Paesi islamici verso i cittadini israeliani. E non parliamo di piccoli Stati in guerra civile dove Isis fa proselitismo facile, ma di grandi Stati che hanno consolidati rapporti commerciali e diplomatici con l'Occidente, con l'Unione Europea e ovviamente con l'Italia, dall'Iran all'Arabia Saudita, dal Pakistan al Kuwait fino alla Malesia o al Libano.

Tutti Stati dove i cittadini israeliani non possono entrare. Eppure nessuno si indigna o protesta a Bruxelles, Berlino o a Palazzo Chigi o alla Farnesina. Per cui chi vuole criticare Trump dovrebbe almeno avere la coerenza di criticare analogamente i governi o i regnanti dell'Arabia, dell'Iran, del Pakistan e della Malesia.

Lo dichiara l'on. Paolo Grimoldi, Segretario della Lega Lombarda-Lega Nord e deputato della Lega Nord